Identità vs Ruolo, qual è il giusto compromesso?
Vi siete mai trovati in una situazione simile?

Ho incontrato qualche giorno fa un professionista impegnato da anni nella gestione di operazioni di finanza strutturata e, parlando e condividendo la sua attività e le peculiarità dei suoi progetti, ho constatato ancora una volta quanto le aspettative che si costruiscono intorno ad una determinata posizione e l’influenza del concetto di ruolo sull’identità, determinino in modo chiaro chi siamo e quanto portino ad una identificazione completa con l’attività che svolgiamo.
Infatti il focus della presentazione, lo stile espositivo e l’esercizio della relazione erano fondati e si sviluppavano sul concetto, o meglio sulla classificazione di un epiteto, nel quale ormai il professionista si riconosceva pienamente.
Ad un certo punto gli ho chiesto: ”Quali sono i problemi che risolve?” e “A chi serve il suo lavoro?”
Senza fermarsi neppure un attimo a riflettere sulla banalità solo apparente delle domande che si era appena sentito rivolgere, ha proseguito descrivendomi con tono sicuro i suoi compiti e le situazioni complesse che quotidianamente si trovava a dover gestire.
Mi ha quindi raccontato di cosa si occupava in azienda, senza tuttavia condividere davvero le reali capacità messe in atto ogni giorno che rendevano possibile la puntuale risoluzione delle difficoltà e la definizione precisa dei bisogni del business di cui faceva parte.
Saper rispondere veramente a queste domande non è solo sinonimo di una realistica percezione di sé, ma anche e soprattutto consapevolezza del proprio valore al netto del percorso fatto e del ruolo ricoperto.
Il ruolo è condizionato da una variegata serie di aspetti che passano attraverso la personalità di ciascuno e che si snodano tra il potere di influenza che si sa esercitare e le potenzialità delle altre persone. Tuttavia l’adesione al proprio ruolo professionale che risulta fondamentale per il riconoscimento e l’approvazione sociale è solo una sfaccettatura di un panorama molto più complesso che prevede l’identità come punto di partenza e non certo di arrivo.
È di estrema importanza pertanto saper trovare il giusto compromesso tra identità e ruolo, considerando entrambi come un duplice flusso in continuo divenire, dove il paradigma di riferimento è rappresentato da una complessa molteplicità di fattori che spesso si condizionano e si suggestionano a vicenda, senza mai ciononostante, vincolarsi o dominarsi reciprocamente.
E voi cosa ne pensate? Vi siete mai trovati in una situazione simile?
Mi farebbe piacere ricevere commenti ed esperienze dirette sul tema così da condividere idee ed opinioni!
Lisa Malinverno